Ogni esempio di testo costruito secondo regole precise apre la molteplicità "potenziale" di tutti i testi virtualmente scrivibili secondo quelle regole, e di tutte le letture virtuali di quei testi. Italo Calvino
N° 1
I Quaderni dell'Oplepo
Edizioni OPLEPO, Napoli, 2013
I neologissimi malerbiani, parole nuovissime che non appaiono in altri luoghi letterari secondo la definizione del suo inventore, sono usciti su riviste: la prima volta su il Caffè (2, 1977), rivista di letteratura comica e grottesca fondata da Giambattista Vicari, sotto la sigla dell’Istituto di Protesi Letteraria, un’accademia patafisica anticipatrice dell’attività ludica dell’Oplepo. Altri ne sono usciti su Linus (5 e 10, 1978) e il Cavallo di Troia (1, 1981).
Alcuni esempi:
Ammalùcco.
Può sostituire mammalucco (e mammelucco) facendo cadere finalmente alcune etimologie del tutto false (mammalucco da mamma, mammelucco da mammella). Così rinnovata, questa parola ingiustamente caduta in disuso può riprendere corso sia nella pratica letteraria che nella lingua parlata.
Andreòtto.
Non deriva da Andrea come potrebbe apparire, ma direttamente dal greco andros, uomo, con il suffissoide in -otto che ne ingentilisce il suono. Questo suffissoide è un trucco. In realtà l'andreotto è un essere pericolosissimo che si nasconde dietro un aspetto mite e un nome gentile. Molti cadono nella trappola e sono pronti ad accreditarne la sensibilità e l'intelligenza e a lodarne perfino il talento letterario. L'unica qualità che non si può negare all'andreotto è la straordinaria furbizia (vedi Lietta Tornabuoni, Corriere della sera del 17 luglio 1976). L'andreotto riconosce a vista i suoi simili, è esclusivo nei suoi rapporti, si riunisce con i confratelli preferibilmente in Svizzera o in sontuose ville sulla costa francese per dedicarsi a gare di rumori corporali, scommettendo somme vertiginose. Da usare con qualche cautela al plurale.
Bàbba.
Da usare al posto di mamma. Il babbo e la babba. L'altra soluzione sarebbe: la mamma e il mammo. La scelta è tutt'altro che frivola, ha una sua rilevanza politica.
Bisàglia.
Da bisi che in dialetto veneto significa piselli. Robetta, minutaglia, avanzi, tritume di granaglie e quindi, per estensione: porcheria, cazzata, coglionata, ma anche truffa, imbroglio, colpo basso. Rime raccomandate: accozzaglia, brodaglia, canaglia, cianfrusaglia, frattaglia, marmaglia, sterpaglia.
Bugiàdro.
Bugiardo, associato all'idea di ladro. È bugiadro chi con la bugia nasconde alcunché di delittuoso come furto, rapina, eccetera. Sono bugiadri i grandi evasori fiscali e i ministri italiani nel momento in cui mentiscono per nascondere le loro malefatte.
Canchiovàri.
Da cane e chiovare o chiodare o inchiodare. Sono cani che quando mordono si inchiodano sul morso, cioè non aprono più la mascella e i denti restano infissi come chiodi. Si dice, in senso figurato, di coloro che quando acchiappano una cosa o una persona non la mollano più. «Certa gente bisogna fuggirla precipitosamente, e scappar via più che di galoppo» (Teofrasto, I caratteri, traduzione di Idelfonso Nieri).
Cosmicòmico.
Attributo da usare con discrezione, in occasioni che abbiano qualche attinenza con l'ottusa e un pò ridicola infinità del mondo. Non è necessario citare ogni volta la fonte, che si dà per nota (Le cosmicomiche di Italo Calvino).
Lìmpio.
Si può usare al posto di limpido con il vantaggio di eliminare la «d», completamente inutile.
Lòcica.
Non è la logica pura, ma la logica fisica nella sua totalità e tetraggine. «Una delle conseguenze delle mie nuove idee sarà, penso. che la totalità della Logica segue da un'unica Pp! Per ora non so dirne di più» (Dalle lettere di Ludwig Wittgenstein a Bertrand Russell in Tractatus logico-philosophicus).
Merdàstro.
Colore di non facile definizione, comunque tra il verde marcio e il terra di Siena bruciato, con qualche tendenza al giallo-uovo. Hanno facce color merdastro i ministri italiani petroliferi e aerotangenti (altrimenti detti anche «facce di merda»).
Alcune recensioni a I neologissimi di Luigi Malerba:
Raffaele Aragona, Il Mattino, 1 ottobre 2013
Marco Giorgerini, Critica letteraria, 15 novembre 2013
Alfabeta2, 33, novembre-dicembre 2013
Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica, 24 novembre 2013
Armando Massarenti, Il Sole 24 Ore - Domenica, 1 dicembre 2013
Renato Minore, Il Messaggero, 1 dicembre 2013
Sandra Petrignani, succedeoggi, 3 dicembre 2013
Beppe Sebaste, L'Unità, 11 dicembre 2013