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Armando Massarenti
NEOLOGISSIMI,
COSÌ PENSAVA MALERBA

Nelle ultime settimane nel web, in Twitter e Facebook, è apparsa la parola: ringiungiare. Non è altro che una storpiatura di ricongiungere, venuta dalla pop star inglese Mika durante una celebre competizione canora televisiva. L'errore di pronuncia non è passato inosservato: in moltissimi sono intervenuti per apprezzare il nuovo conio linguistico, il cui significato avrebbe una sfumatura più "affettiva", qualcosa come: ricongiungersi festosamente. È solo un errore? Oppure, come molti pensano, è un neologismo? Che lo si voglia o no, la parola ringiungiare ormai esiste. Forse non durerà molto, ma almeno al momento fa parlare di sé, ed è anche usata per parlare. Ma più che di un neologismo, si dovrebbe parlare di neologissimo, stando alla definizione data da Luigi Malerba a quelle parole che nascono quasi per caso, che non vengono riconosciute dai dizionari di uso comune, ma che lasciano una traccia nella memoria linguistica e anche nel gergo familiare dei parlanti. Il n° 1 dei Quaderni dell'Oplepo ora raccoglie gran parte dei Neologissimi di Malerba, pubblicati in varie riviste tra il 1977 e il1981. I neologissimi sono fulminei guizzi di genio, che quasi mai permangono, fatta eccezione per alcuni, come il velivolo di dannunziana memoria: «Ci vorrebbe uno Stato di Polizia per imporli già a scuola ai bambini», afferma in un impeto di entusiasmo l'ironico Ermanno Cavazzoni che firma l'introduzione alla raccolta, ma - continua - «uno Stato di Polizia ha altri aspetti negativi, per esempio la presenza della polizia a scuola, in famiglia, nei salotti, tra gli amanti, ovunque si parli (il che supera di molto gli ipotetici vantaggi linguistici)». Tra i malerbiani neologissimi - parola che di per sé è già un neologissimo - troviamo: Scemiologia, «la scienza generale degli scerni, da non confondersi con la semiologia», Vaffancarlo, «imprecazione composita con suffisso variabile (vaffan-giulio, vaffan-giorgio), il messaggio acquista efficacia con l'identificazione del destinatario»; Pedonauta, «marciatore a piedi impegnato in una marcia di molti chilometri». O ancora, un paio di neologissimi che tornerebbero utili per la politica italiana attuale: Sbifo: «un disturbatore diurno e notturno, autore di piccole e fastidiose contestazioni, che cerca di farsi pubblicità senza correre rischi, un ribelle di seconda mano, un imitatore, un piccolo profittatore. (...) L'appartenenza a un campo politico piuttosto che a un altro non ha molta importanza per lo sbifo,dal momento che non insegue ideali politici ma tornaconti personali». E Personaccio: «cattivo protagonista di eventi storici. I libri di storia ne sono pieni. Stalin è un personaccio, mentre Lenin è un personaggio. Scendendo più in basso, Crispi è un personaccio, mentre Giolitti è un personaggio. Gronchi, Segni, Saragat, Leone non sono né personacci né personaggi, sono solo nomi da dimenticare».

 

 

Il Sole 24 Ore - Domenica, 1 dicembre 2013, p. 27.
Per vedere l'intera pagina della Domenica (in pdf) cliccate qui.

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