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CHILOMETRO ZERO
O CHILOMETRO LIBERO

di
Antonio Fiore


 

Terrina tirrena
A base di teneri pesci della costa occidentale d'Italia

Potages Gestapo
Di cavoli e rape; rivisitazione di zuppe delle mense naziste della Pomerania

Peperonata partenopea
Con la pummarola al posto dei peperoni

Balena elbana
Nome eufemistico della frittura di gianchetti a Portoferraio

Sedani danesi
Gli ortaggi preferiti da Amleto

Amigdala di Malaga
Profumata mandorla andalusa

Evento veneto
'Xe la sopresa final!

Chianti chinati
Rossi toscani amaricanti

 

Bel menu, vero? Peccato che non potremo mai assaggiarlo, poiché non l'ho trovato in un ristorante ma in un delizioso librino di enigmistica gastronomica pubblicato dall'Oplepo, l'Opificio di letteratura potenziale che proprio in questi giorni ha celebrato a Napoli il convegno dedicato al "Potere del potenziale".

Il menu in questione è di Lorenzo Enriques, e il suo enigma sta nel fatto che ogni pietanza citata è composta da due parti, di cui l'una è l'anagramma dell'altra (altri esempi, da altri menu enriquesiani: coulis siculo, minestra mestrina, murena rumena, spinacio ispanico). Se l'ho riportato non è solo perché è divertente, ma perché nello scritto introduttivo lo stesso Enriques polemizza garbatamente con gli oltranzisti del "chilometro zero", riflettendo sul fatto che "una riduzione della globalizzazione nei cibi provocherebbe inevitabilmente una crescita del turismo gastronomico". E riporta a proposito i risultati di una ricerca secondo cui "i soli viaggi in automobile verso Alba e Acqualagna per gustare i tartufi nel periodo autunnale producono mediamente un'immissione addizionale di circa 1.500 kg di CO2 per ogni kg di tartufo mangiato".

Fortunatamente, anagrammando i nomi dei due ricercatori citati, l'economista Pino A. O'Balla e l'ingegner Aaron E. La Geraffa, ho scoperto trattarsi a loro volta degli anagrammi rispettivamente di Paolo Albani e di Raffaele Aragona, due delle menti più acute dell'Oplepo, il che mi ha rassicurato sul fatto che potremo continuare ad andar per tartufi nelle Langhe o nel Furlo senza soverchi sensi di colpa verso l'ambiente. Tutto ciò premesso, per chiedermi e chiedervi: chilometro zero, tanti chilometri o chilometro libero? Per mangiare bene quanti chilometri siamo disposti a fare? E se ne avete fatti tanti, raccontate qui la vostra esperienza (buona o cattiva, fa lo stesso). Però raccontatela anche se di chilometri ne avete fatti pochi: spesso le sorprese più belle sono accanto a noi, e non ce ne accorgiamo.


Corriere del Mezzogiorno on line del 13 novembre 2010.

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