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Stefano Tonietto
  POETI SCOMPARSI
Liposillabismo metrico
  Biblioteca Oplepiana N. 43
(2019)

 

Quattordici sommi poeti italiani, quattordici glorie del nostro Parnaso, direttamente dalle antologie scolastiche, questi musei di carta crocianamente votati alla consacrazione della vera Poesia.
Orazio paventava di finire nelle scuole come libro di testo per fanciulli riottosi, ma non si può negare che sotto sotto lo desiderasse: non omnis moriar, exegi monumentum aere perennius, che altro vorrebbero dire tanti orgogliosi proclami? Virgilio servì a insegnare il latino fin che il latino fu insegnato veramente; l'Iliade di Omero era considerata nel mondo di lingua greca la Grammatica per eccellenza, come lamentava attorno al 400 d.C. un umile maestro di scuola:

 

«Comincia la grammatica con un'imprecazione di cinque versi:
Il primo ha l'ira e il secondo funesta;
poi, dopo funesta, ancora molti lutti pei Danai;
e il terzo le anime manda giù all'Ade.
Nel quarto ci sono le spoglie e i cani veloci,
e nel quinto gli uccelli e lo sdegno di Zeus.
E dopo cinque imprecazioni e altrettanti casi,
come può un letterato non essere infelice?».


A grandi consacrazioni dovrebbe corrispondere poca suscettibilità. Lasciamo ai viventi, ancora soggetti agli alti e bassi della Fortuna e pertanto profondamente insicuri, l'onere di pretendere una venerazione senza ombre di irriverenza. E pertanto, oggi che sono scomparsi, messi per così dire al sicuro dalle incertezze del vivere, questi quattordici poeti non possono esimersi dal subire le onte della riscrittura parodica, a suo modo comunque anch'essa una consacrazione.
Una corona di venti sonetti (qualche autore ha più spazio degli altri) rende omaggio ai più illustri nomi della nostra letteratura, tra inizio Trecento e metà Novecento, e alle loro opere più note, che spesso sono le uniche che di essi abbiamo letto e mai leggeremo: quelle selezionate, appunto, nelle tanto derise antologie scolastiche.
Ogni lettore lamenterà l'assenza di ben più validi allievi di Apollo; ma si è inteso creare un canone condivisibile dalla gran massa degli scolarizzati più che uno snobistico florilegio per pochi eletti.
 

- PALLADA METEORO, in Antologia Palatina, IX, 179, trad. di Raffaele Cantarella, Letteratura greca, Società Editrice "Dante Alighieri", Milano, 1976, p. 704.

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