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Cesare Ciasullo & Giuseppe Varaldo
ECLISSE.
Recensioni preventive

Biblioteca Oplepiana N. 37
(2014)

Premessa


Il meccanismo ludolinguistico, in sé molto semplice, di questo testo è il seguente: l'uno (il sottoscritto) s'inventa una recensione per una poesia inesistente, dopodiché l'altro (Cesare) comporrà una poesia proprio sulla base di quella recensione. Già nella fase preliminare della nostra collaborazione, che risale all'estate del 2011, decidemmo però, sia nel tentativo di codificare artatamente i nostri rispettivi ruoli, sia in un'ottica beffardamente dissacratoria, di attribuirci non tanto improbabili pseudonimi, quanto veri e propri alter ego: io mi sarei trasformato nel critico Guidalvaro Pepes, incline alla sicumera e alla magniloquenza, mentre Cesare sarebbe diventato il poeta, celebre e celebrato, Leoluca Scaseri. E quella nostra scelta, che allora mi parve comunque una sorta di sfizio stravagante o di vezzo démodé, oggi mi torna utile: avrei infatti molte difficoltà e non poco magone a parlare dell'amico Cesare Ciasullo morto, mentre mi riesce sicuramente più facile riferirmi al bardo napoletano Leoluca Scaseri, il quale, perennemente chiosato dal suo recensore Guidalvaro Pepes, seguita a poetare e naturalmente a vivere.
Ma per noi questo progetto a due era in fondo anche un gioco: il nostro gioco. E mi piace ricordare ora, con un misto di affetto e nostalgia, la soddisfazione quasi puerile provata da entrambi, e comunicata vicendevolmente, quando per la prima volta riuscimmo a cogliere in fallo il saccente critico, al quale, unico all'interno del quartetto costituito dalle coppie Pepes-Scaseri e Varaldo-Ciasullo, era sfuggita, nel recensire Eclisse, l'ambiguità insita nel termine "muta".
Un gioco, dunque. E nel quale, a ben vedere, tutto risulta fasullo: un critico sedicente e dall'identità posticcia scrive, citando eventualmente colleghi essi pure fittizi o fatti mai accaduti, la finta recensione di una lirica immaginaria, che invece verrà composta soltanto a posteriori da parte di qualcuno che si firma sotto falso nome! Ma questo qualcuno ha l'anima e la sensibilità di un poeta autentico: tanto che alla fin fine, in codesta apoteosi dell'artificio e della simulazione, l'unica cosa non fasulla, anzi assolutamente genuina e vera, è rappresentata dalle sue poesie.

                                                                                                                                    Giuseppe Varaldo


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LA LAMA E IL FIELE

 

In questa breve, ma intensa, poesia l'autore si conferma come una delle voci più promettenti nel panorama un po' asfittico della lirica italiana contemporanea. Dopo il folgorante esordio della sua prima raccolta (Mimesi), che indusse un critico ad accostarlo al giovane Gatto e un altro, sia pure con non poca esagerazione, a parlare di lui come di "un nuovo Luzi", Scaseri mostra di aver acquisito una maggiore autorevolezza e una più matura sicurezza di sé: autorevolezza e sicurezza di sé che significano al tempo stesso, paradossalmente, consapevolezza dei propri limiti umani e artistici. Si pensi al modo fermo e sereno, laicamente sereno, con cui, già nel titolo allusivo, accenna alle proprie speranze deluse. Oppure al tono asciutto, financo distaccato, con cui mette a nudo i propri sentimenti. A tratti il poeta sembra addirittura avere raggiunto un atarassico disincanto: sembra, appunto, perché a rivelarcene la sofferenza interiore basta poi, nel finale, un semplice aggettivo («amaro»), che il sagace Scaseri finge di buttare lì quasi per caso, come un riflesso pavloviano o un lapsus freudiano.

                                                                                                                                    Guidalvaro Pepes


   

LA LAMA E IL FIELE

Starsene disarmati
con la lama nel fiele
a contarsi gli anni nel paltò
e nello zaino dei ricordi
cercare parole di disamore.

Infilarsi sbilenco nel bus
sedersi accanto a cloni
con cravatte intonate
e al figlio che non riconosci
frugare negli occhi disfatti.

O uscire dal buco nero
assiepato nel calamo delle ossa
rifiutare l’ammicco dell’astuzia
e il fiato amaro dell’indifferenza.

                           Leoluca Scaseri
 

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Sulle pagine culturali di La Repubblica del 4 febbraio 2015 (p. 47), Valerio Magrelli ha recensito questa plaquette, per leggere la recensione cliccate qui.
Su L'Espresso del 20 febbraio 2015, nella "Bustina di Minerva", Umberto Eco recensisce le "recensioni preventive" di Ciasullo e Varaldo, per leggerlo cliccate qui.

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