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TEMPO OBBLIGATO
Biblioteca Oplepiana N. 24
(2005)

La regola che regge la costruzione dei testi poetici di Sal Kierkia, contenuti nei suoi Preludi. Tempo obbligato («Biblioteca Oplepiana», n° 24), è far durare la loro declamazione o semplice lettura nei limiti del tempo di esecuzione dei ventiquattro Preludi, op. 28, che Fryderyk Franciszek Chopin compose tra il 1838 e il 1839.
Sono "preludi poetici" dicono i critici musicali e vogliono forse alludere al sottofondo angoscioso che li sorregge: sono composizioni brevi che si obbligano ad esaurire tutte le possibili tonalità della scala cromatica, seguendo la progressione degli accidenti in chiave e le indicazioni di movimento all'inizio di ogni pezzo sono in italiane nell'originale come usa ancora tra i musicisti di tutte il mondo.
Non si è trattato di scrivere parole per musica, ma di ricreare una delle possibili atmosfere sentimentali intese da Chopin. Per la verifica Kierkia consiglia di servirsi di un'ottima registrazione dei Preludi, a meno che non si sia talmente buon pianista da suonarseli da sé. Per conto mio, aggiunge Kierkia, mi son lasciato guidare dall'impareggiabile interpretazione di Artur Rubinstein, incisa su di un raro disco d'anni fa.
 
 

1) Agitato in do maggiore:

Se la vita sbocciasse coi fiori
umili delle siepi
e morisse senza rumori
come il muschio terroso dei presepi!

Mi piacerebbe ogni anno 
seccare e fiorire di nuovo;
ma la carne non soffre che una volta
sola la salute
delle quattro stagioni.

Chissà giorno verrà
forse che guarirà?
Ed io prego tutte le sere
se il mattino mi svegli col sole
delle mie primavere.
 
 

2) Lento in la minore:

Non vedo che vanno 
perdendosi le ore, non provo 
se l'anima o il corpo con quelle 
trasmigra.

Solo avverto in me stesso sepolta 
la gioia - ribelle;
come un fiore di tomba la noia 
sovr'essa distende la pigra 
ombra delle sue foglie parassite:
stanchezza di passioni 
incenerite.

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