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SONETTO PALINDROMICO
Biblioteca Oplepiana N. 4
(1992)

E' parso interessante innestare il palindromo, una restrizione semplice e vertiginosa, su una struttura da una parte acquisita fino al banale, per la sua permanenza plurisecolare nell'occidente poetico, d'altra parte oplepianamente archetipale: il sonetto. Con il Sonetto palindromico, effettivamente, le difficoltà aumentano abbastanza per essere pressoché entusiasmanti fino al delirio discorsivo. "Perché allora non assumere l'aspetto delirante del discorso?" e Ruggero Campagnoli, sperimentatore della struttura, così continua "... Con i sonetti palindromici, niente di meglio, allora, che costruire dei "deliri". Fra i deliri, in seconda istanza, perché non ricorrere al più diffuso e, secondo alcuni, universale? Di qui l'uso dei "Sonetti palindromici" per Deliri edipici. Mamma e Babbo, Nonna e Nonno, Sorella e Fratello sono sufficienti tutto sommato per fare il giro di un edipo qualunque, senza troppe pretese. Per questo i sonetti sono sei. Belli o brutti? Domanda impertinente. Basta con la bellezza a priori! Viva la bellezza a posteriori, se verrà: ma la sua venuta sia irrilevante per chi le traccia un arduo cammino. La porta, e la combinazione della sua serratura, prevalgano sulla mano eventuale". Il primo dei sei "deliri edipici" è dedicato alla "mamma": 

A mamma torca su salita d'ossa
i' (tira!) monosoma l'uso d'eva.
I timori con ale egre solleva,
amaro napello mi dà la mossa,

in ili d'eros sepsi, dà lai cossa,
in ire turo, muri, so, rileva,
assopito id è, rati m'inneva.
A venn imitare Dio ti possa!

A veli rosi rumor uterini:
associala di spessore di lini.
Asso mala di molle panorama,

avello s'erge, e là noci romiti:
ave, do su l'amo, sono mariti
assodati. Là su, sacro tam m'ama.

Per la lettura degli endecasillabi, il lettore ricorrerà opportunamente a sinalefe, iato, sineresi e dieresi, e terrà conto delle ottantasette varietà di combinazioni ritmiche rilevate dal Fraccaroli, senza trascurare, naturalmente, la possibilità di nuove proposte.

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